Libia: ma è “ Guerra Santa”?

 

Non so a voi, ma a me quello che stiamo facendo in Libia mi convince poco e mi piace di meno, anzi non mi piace per niente. E dico subito, in modo chiaro, senza peli sulla lingua, né oziosi giri di parole che, se fosse stato per me, l’Italia  non avrebbe né firmato le 2 Risoluzioni dell’ONU, né tanto meno concesso l’uso delle basi per l’attacco a quel Paese. Dal mio defilato punto di osservazione noto che negli USA i Repubblicani si son mostrati contrari all’intervento sin dalla prima ora, mentre i Democratici erano incerti, titubanti, parzialmente  possibilisti. Ma appena è apparso chiaro a tutti di come stanno realmente le cose, ecco che anche il partito del Presidente si è defilato, e addirittura hanno preso le distanze da lui il New York Times ed il Washington Post, i cui redattori hanno l’effigie di Barack Obama e slogan in suo favore stampati sulla biancheria intima. Al confronto Emilio Fede fa la figura di un ingenuo dilettante….Il Presidente è rimasto solo, vaso di coccio tra quelli di ferro costituiti dall’opinione pubblica americana, assolutamente schierata contro ogni ulteriore coinvolgimento USA in missioni di guerra “umanitarie”, ed i suoi alleati Nato, che invece hanno spinto, anche se in modo molto disordinato,  per “salvare” la Libia dalla “follia sanguinaria” di Gheddafi. Per non dispiacere gli alleati, Obama ora si ritrova pure con l’accusa di aver violato la Costituzione, che impedisce al Presidente di implementare atti di guerra senza il preventivo consenso del Congresso, a meno di un attacco diretto al Paese. Neanche dopo il proditorio ed esecrabile attacco subito a Pearl Harbour il 7 dicembre del 1941, con cui fu distrutta l’intera flotta del Pacifico ed uccisi 3000 giovani americani, l’allora presidente Roosevelt si azzardò a dichiarare guerra al Giappone senza l’appoggio del Congresso. E non mi pare che, pur con tutte le nefandezze di cui può essersi reso protagonista, il Colonnello possa averne combinata una peggio di quella agli Stati Uniti, tanto da giustificarne un attacco di ritorsione. Siamo di fronte al fatto che, per la prima volta nella storia moderna, gli Stati Uniti hanno rinunciato ad assumere quel ruolo di “gendarme del mondo” che sempre hanno rivendicato in ogni crisi internazionale grave, dalla guerra in Corea all’Afghanistan, da Cuba, al Vietnam ed  all’Iraq. Se è successo, un motivo ci dovrà pure essere. Io sono l’ultima al mondo a poter sparare sentenze: non ho né l’esperienza, né l’autorevolezza per farlo. Ma so guardarmi intorno e valutare quello che vedo. E allora vedo una serie di fatti che mi fanno pensare: che il primo bombardamento francese è avvenuto a pochi minuti, non ad ore, dalla delibera delle Nazioni Unite; che in Libia era in corso un regolamento di conti tra il Colonnello e due ex ministri del suo governo; che nei mesi scorsi strani personaggi dell’intelligence francese si affannavano a rassicurare esponenti della Cirenaica circa l’appoggio internazionale in caso di rivolta contro Gheddafi; che queste manovre avevano interferito con l’attività dell’Eni e di Impregilo in quel Paese; che la Total da sempre sogna di entrare nel ricco mercato del Maghreb che è il giardino sottocasa quasi esclusivo dell’Italia……Io non so molto della Libia. Giusto cent’anni fa, nel 1911, in Italia si cantava “Tripoli bel suol d’amor….”, ma io sono arrivata tardi a quell’appuntamento, 83 anni dopo, ed ho ufficialmente acquisito l’uso della ragione solo dieci anni fa. Però qualcosa so e quel poco che conosco può aiutarmi a capire. La Libia, come molti stati africani, nasce sulla carta con una determinazione delle Nazioni Unite che, con un trattato del 1947, riunifica in un solo Paese la Cirenaica, la Tripolitania ed il Fezzan. Sulla carta, senza la minima considerazione delle conseguenze che questa decisione, presa sulla pelle e senza nessun consenso di quelli che la subivano, avrebbe potuto comportare.  Nel 1951, la Libia si affranca dall’amministrazione francese ed inglese ed acquisisce l’indipendenza sotto la monarchia costituzionale ereditaria di re Idris. Nel 1969, con un sanguinoso colpo di stato militare, il colonnello Gheddafi esautora re Idris, prende il potere e fa quello che tutti i dittatori fanno: assume il controllo economico e politico del Paese. Ammette un unico partito, il suo, controlla gli organi di stampa, la radio, la TV, le banche, l’economia ed i flussi  commerciali, traendone benefici personali e per i suoi collaboratori più fidati. Aumenta le spese militari, crea un corpo di polizia segreta, con spie e collaboratori a controllare tutto e tutti, assoggetta i tribunali alla sua politica, non dà tregua a dissenzienti ed oppositori che cerca di isolare od eliminare. Ma questo tutti lo sapevano, e nessuno ha mai sollevato proteste contro questo stato di fatto. Preso da smanie di grandezza, dapprima Gheddafi tenta di creare una nazione Pan-Araba  che comprendesse tutti gli stati dall’Egitto al Marocco, ovviamente con lui presidente, poi la sua deriva rivoluzionaria lo porterà su posizioni oltranziste contro l’Occidente, contigue al terrorismo islamico. Nel 1986 spara un paio di missili verso Lampedusa e per ritorsione viene  bombardato dai caccia USA (crisi del Golfo della Sirte). Gli aerei USAF tentarono addirittura il colpaccio di eliminare il dittatore colpendone la tenda nel deserto. Purtroppo, quell’incursione fece una vittima innocente, l’incolpevole figlia del Colonnello, il quale invece si salvò. Allora circolarono voci che fu Bettino Craxi ad avvisarlo dell’imminente attacco, guadagnandosi così l’eterna riconoscenza del Raiss. Ma di questo fatto non ho la possibilità di trovare conferme, almeno sino a quando il senatore a vita Giulio Andreotti rifiuterà di concedermi udienza per mettermi a parte dei suoi segreti. Nel suo delirio antioccidentale, Gheddafi organizzò e sostenne l’attentato del 1988 a Lockerbie, Scozia, dove un aereo di linea della Pan-Am fu abbattuto da un missile terrorista  causando la morte delle 270 persone innocenti che erano a bordo. Il fatto suscitò enorme impressione ed unanime condanna e l’ONU decise di imporre alla Libia l’embargo delle merci, poi mantenuto sino alla consegna dei responsabili (1999) ed alla assunzione della piena responsabilità civile nei confronti delle vittime (2003).  Ora dico io, se c’era un momento in cui uno poteva e doveva attaccare la Libia per fare un’azione tipo Desert Storm per catturare, processare, ammazzare, fate voi, il Colonnello era quello!! Ma niente, tutti buoni e tutti zitti. Poi succede che, come Saul sulla strada di Damasco, improvvisamente il Colonnello viene folgorato da una intuizione e si ravvede. Ed a partire dalla seconda metà degli anni ’90 si impegna in un lento, ma continuo processo di recupero di posizioni e di riavvicinamento all’Occidente. In questa fase è decisivo l’atteggiamento dell’Italia che fornisce a Gheddafi una sorta di “copertura”, una patente di credibilità che garantisce gli alleati europei e la Nato circa la sincerità e la bontà degli intendimenti del Governo libico. Gheddafi comincia a dimostrare la sua buona volontà nel risolvere il contenzioso col nostro Paese. La questione è nota: il Colonnello rivendicava un astruso risarcimento dei danni di guerra causati dall’Italia alla Libia durante la fase coloniale. Ora su questo aveva qualche ragione, perchè il contenzioso era stato formalmente chiuso in sede ONU nel 1950, ma in modo certo non vantaggioso per la Libia. Ma anche ciò considerando, le sue pretese era pretestuose ed irragionevoli. Tra l’altro, a differenza di altri paesi come la Francia, l’Inghilterra, l’Olanda, la Germania che hanno attuato un colonialismo ”feroce” con il saccheggio, l’espoliazione sistematica, la dura sottomissione delle proprie colonie, il colonialismo italiano in Libia è stato, se non all’acqua di rose, quanto meno molto “sui generis”. Quel Paese è sempre stato considerato una naturale continuazione del territorio italiano, l’altra sponda del Mare Nostrum, e come tale trattato. Là abbiamo investito molto ed in tutti i modi: strade, ospedali, scuole, interi quartieri residenziali di Tripoli ad immagine e somiglianza di quelli realizzati a Roma, abbiamo bonificato, abbiamo strappato regioni al deserto portandovi l’acqua ed avviando la pratica di remunerative attività agricole. Quindi se si doveva soppesare il comportamento dell’Italia andava fatto considerando i due piatti della bilancia. Un’improvvisa quanto inaspettata ragionevolezza mostrata dal Colonnello portò al trattato Dini-Mountasser del 1998. Per accelerare la riconciliazione tra i due paesi si concordò persino di attuare un gesto piccolo, ma di grande valore simbolico : la costruzione di un ospedale oncologico in Libia completamente finanziato dall’Italia. A seguito di varie iniziative bilaterali per la cooperazione economica e culturale, finalmente nel 2004 Gheddafi dichiara che da allora in poi il 7 ottobre di ogni anno sarebbe stato non più il Giorno della Vendetta, ma il Giorno dell’Amicizia con l’Italia. Poi il resto è storia recente. Col trattato di Bengasi del 2008 si creano i presupposti per importanti contratti per la fornitura di gas e petrolio (ENI), per la costruzione di grandi manufatti (Impregilo), un compenso di 5 miliardi $  per le operazioni di controllo e filtraggio dell’immigrazione clandestina, la possibilità di avviare cooperative di pesca italo-libiche, ed altre iniziative proiettate nel futuro. Nel 2009 Berlusconi e Gheddafi si sono scambiati visite di stato, addirittura poi il Colonnello ha partecipato al G8 dell’Aquila come presidente dell’Unione Africana. E c’erano tutti là, quelli che adesso bombardano, ma tutti zitti. In tutto questo a nessuno è mai venuto in mente di porre la questione dei diritti civili in Libia, nonostante le proteste sollevate da molte parti e le dure contestazioni cui è stato sottoposto il Colonnello durante le sue permanenze nel nostro Paese. Basti ricordare la cagnara con cui gli studenti lo accolsero all’Università La Sapienza di Roma, tra i quali, accodandosi a fratello e sorella, si era infiltrata anche la sottoscritta, seconda ginnasio… Ma non ditelo in giro…. Quante occasioni ci sono state per parlare a quattr’occhi con Gheddafi? Tante, ma è sempre prevalso un atteggiamento che loro definiscono pragmatico, io invece opportunista e faccendiero, secondo il quale gli affari si fanno meglio e più rapidamente se l’interlocutore è uno solo, e “chi se ne frega poi di quello che fa a casa sua”. C’era la possibilità di fare un bel pacchetto di tutti i problemi aperti con la Libia e risolverli tutti insieme quando il nostro potere contrattuale era forte, quando avevamo il coltello dalla parte del manico. Si sapeva che la Libia è solo un’espressione geografica, che in realtà tre Paesi distinti erano tenuti insieme con la forza ed il terrore. Tutti sapevano che prima o poi si sarebbe ripetuta la Jugoslavia, che non sempre gli eventi hanno la bontà di attendere la morte del dittatore, in quel caso il Maresciallo Tito, per scatenarsi. Potevamo noi per primi, dico noi italiani, proporci per un’iniziativa di mediazione, magari prospettando la creazione di una federazione di tre stati con ampia autonomia, una soluzione che poteva essere accettabile ed utile nell’ottica di evitare una sanguinosa faida di potere. Una soluzione inevitabile che, almeno per il momento, avrebbe fatto contenti Cirenaica e Fazzan, e non scontentato troppo Gheddafi. Niente. Ora in Libia è semplicemente successo che si è scatenata una guerra civile da sempre latente in quella regione del Maghreb. E’ successo che due ex ministri del Governo libico, pienamente coinvolti in tutte le nefandezze e le atrocità perpetrate da quel regime, e con le mani non meno macchiate di sangue di quelle del Colonnello, abbiano deciso di mettersi in proprio, di abbandonare il loro ex datore di lavoro, di sputare nel piatto in cui hanno mangiato per cavalcare la tigre del separatismo cirenaico. Si sono preparati la strada, hanno ricevuto appoggi ed incoraggiamenti a livello internazionale, ed hanno colto l’occasione di una spontanea protesta popolare a favore dell’avvocato dei dissidenti per scatenare l’inferno. Se ora a Gheddafi gli sparano addosso, io non mi meraviglio troppo della sua reazione. Se noi cominciamo a bombardarlo e con una disastrosa condotta mediatica ed un demoralizzante pressappochismo diplomatico gli mandiamo a dire che lo vogliamo prendere, lo vogliamo processare, meglio ancora se ci riusciamo lo vogliamo ammazzare, e che la Libia la vogliamo dare ad altri, come volete che reagisca quello? Ma i francesi non aspettavano altro e si sono scatenati in attacchi criminali con la connivenza della NATO. Si, criminali, perché se insistono a dire che lo fanno per “scopi umanitari” e per ristabilire i diritti civili della gente di Libia, allora con la stessa logica, le stesse argomentazioni e gli stessi obiettivi mi aspetto che da qui a qualche ora Sarkozy attacchi la Cina, l’Iran, la Corea del Nord, l’Arabia Saudita, l’Oman, lo Yemen, il Burma, il Brunei, l’Indonesia, il Sudan, la Siria, nonché il Texas, lo Utah e gli altri stati USA che si rifiutano di abolire la pena di morte. E pure l’Austria e la Repubblica di S. Marino che non hanno ancora provveduto a regolarizzare i propri rapporti diplomatici dalla fine del conflitto del 1915-18. Di fatto, con l’intervento ci siamo schierati contro Gheddafi, ma non per liberare il popolo libico dalla dittatura, ma solo per consegnarlo ad un’altra dittatura, che magari è pure peggio di quell’altra, e non prima di avere seminato morte e distruzione ed aver sconquassato l’ordine sociale del Paese. Li sento i piagnistei, le scuse, i distinguo, le ipocrisie pure di quelli che fanno la marcia ad Assisi portandosi dietro la TV di stato: “ma Gheddafi fa sfracelli tra la popolazione civile……lo dobbiamo fermare, salvare la vita di tanti innocenti….” E’ risaputo che una precauzione da sempre scrupolosamente seguita da tutti i dittatori degni di questo nome è quella di porre gli obiettivi sensibili il più possibile in aree affollate dei centri abitati, in mezzo alla popolazione. Questo è un formidabile deterrente contro gli attacchi esterni, per condurre i quali si devono mettere in conto gravi perdite tra civili inermi ed innocenti. Le bombe ed i proiettili sparati dagli “insorti” non fanno meno danni di quelli sparati dai “regolari”. E le bombe dei francesi, quando scoppiano fanno stragi di civili. Questa è l’ennesima guerra criminale ipocritamente definita giusta, santa, umanitaria!!! La verità è che le guerre sono tutte ingiuste, stragiste e disumane, specialmente quelle attuate alla Play Station con gli aerei invisibili ai radar, con i missili Cruise intelligenti pilotati in automatico con controllo satellitare, senza una doverosa e  preventiva protezione delle popolazioni civili e scrutando gli effetti dei bombardamenti su maxi-monitor, mentre si sorseggiano coppe di champagne millesimato, rigorosamente servito a non più di 5,8 gradi Celsius. Diverso è quello che fanno i nostri ragazzi in Iraq ed Afghanistan. Lì stanno in mezzo alla gente dalla quale sono benvoluti. I nostri Carabinieri, gli alpini della Julia, i nostri soldati agiscono a favore e nell’interesse della popolazione civile. Pattugliano le strade, cercano di proteggere le scuole, i mercati, le moschee, gli uffici, erigono ospedali dove curano ed operano tutti quelli che possono. A rischio costante della propria vita come le cronache ci hanno purtroppo troppe volte ricordato. Lì si offre la propria vita per salvare qualla di gente che manco si conosce. La guerra in Libia serve solo a sostituire l’Agip con la Total. Bene ha fatto Berlusconi a tenersi da parte, a riservarsi la possibilità di un intervento di mediazione. Ma vedrete, che gli scipperanno pure quello e temo che l’Italia abbia già comunque perso su tutti i fronti. Spero di sbagliarmi, Dio solo sa quanto vorrei essere smentita dai fatti, ma temo che ormai sia tutto compromesso. Per gli alleati saremo i soliti opportunisti che danno un colpo al cerchio e l’altro alla botte; che si, è vero, abbiamo concesso le basi, ma poi non ci siamo coinvolti, per tutelare i nostri “squallidi e meschini” interessi commerciali in quell’area. Per Gheddafi siamo e saremo quelli che lo hanno tradito. Per gli sceriffi della cirenaica saremo quei maledetti che stavano col Colonnello e con lui facevano sporchi affari alle spalle del popolo libico, strumentalizzando  e traendo vantaggio dalla dittatura imposta dal Raiss. Adesso cosa volete che succeda? Sarà convocata una conferenza internazionale sotto l’egida dell’ONU e della Lega Araba cui l’Italia non sarà invitata a partecipare, Gheddafi rimarrà al suo posto, nella migliore delle ipotesi si creeranno nella regione due o tre stati, inglesi e francesi si installeranno là accolti come amici, noi faremo aeroplanini con i fogli dei nostri accordi commerciali con la Libia. Beh, io me lo sentivo che i francesi prima o poi ci avrebbero fatto scontare di avergli propinato una “first lady”, pardon, “une premiere dame” come Carla Bruni….Sono veramente sconsolata. Spero almeno che questa brutta storia finisca presto, limitando per quanto possibile le sofferenze ed i lutti dell’incolpevole popolo libico.

Ciao, a presto, da una tristissima Caelsius.