Come è noto, Betelgeuse è una delle 18 stelle della costellazione di Orione. Quelli bravi vi spiegheranno che il suo nome deriva dall’arabo Yad al-Jawza, la mano del gigante. E questo è sorprendente perché pure in Europa c’è un posto, o meglio una città, il cui nome significa “la mano del  gigante”, che in fiammingo si traduce “ant werpen” . E mi riferisco a quel gioiello di Antwerpen, nelle Fiandre, che in Belgio i valloni per far dispetto ai fiamminghi, chiamano Anverse. E’ la città di Rubens e Van Dyck e scusate se è poco. Ai giorni nostri essa è adagiata sulle rive dello Schelda, ma una volta era un porto sul Mare del Nord, poi arretrato all’interno da fenomeni di interramento. Dietro al suo nome, come al solito, si cela una leggenda. La faccio breve: pare che quando l’attuale Antwerpen era un porto sul mare, alla sua imboccatura spadroneggiasse un gigante che chiedeva il pizzo per farti entrare con la nave. Siccome lui era gigante e nessuno lo contrastava, tutti pagavano senza fiatare. Sino al giorno in cui arrivò un innominato eroe, che finse di sottostare alla richiesta, ma poi appena quello si azzardò ad allungare la manona per incassare l’obolo, con un improvviso e ben assestato colpo di spada gliela recise di netto. La mano cadde in acqua e il gigante fuggì per salvaguardarsi da quel folle tagliatore, evitando così la possibile recisione di altri organi penduli del suo corpo cui lui evidentemente attribuiva più importanza che alla sua stessa mano. Lui scomparve, ma quel posto prese il nome dal fatto accaduto. Ritornando a Betelgeuse, siccome la stella sta sulla spalla e non sulla mano di Orione, quelli più bravi di quelli bravi vi spiegheranno che ci fu per forza  una translitterazione tra una y ed una b e che il vero nome arabo originale era Bad al-Jawza, cioè spalla del gigante. Ora che lo sappiamo, finalmente stasera potremo dormire sonni tranquilli. Ma quello che mi preme di dirvi è che Betelgeuse è una supergigante rossa, dista  640 anni luce da noi ed è 135.000 volte più luminosa ed una ventina di volte più pesante del Sole. Questi dati a noi dicono poco, ma per un astrofisico sono la scientifica certezza della sua imminente esplosione. Antiche profezie, che come tali sono destinate a rimanere disattese, collocano l’esplosione di Betelgeuse addirittura al 2012. Ma un paio di mesi fa, mentre cercavo senza successo di ammazzarmi sulle piste poco innevate di Aspen, più indicate per spettacoli di spericolati stuntman piuttosto che per il diporto di una tranquilla adolescente romana,  io ho avuto la fortuna (?) di conoscere Graham Alper (a volte il caso ha poca fantasia: in montagna mi capita uno che si chiama Alper….) professore di Astrofisica ed Astronomia Spaziale all’Università del Colorado di Boulder, che è quella più grande dello stato. Era sera tardi, stavamo a 24 sottozero, il cielo era stellato, ed io guardavo affascinata la volta celeste. Lui mi vede e mi fa : lo vedi Orione ? E attaccò il discorso. Devo confessare che non ho capito molto di quello che mi ha detto di Betelgeuse, anzi niente. Mi pare che dicesse che la stella sta ora in una fase di instabilità che molti attribuiscono allo stato avanzato del processo di fusione nucleare del carbonio che si trasforma in neon ed ossigeno.  Alla fine, più per fermarlo, che mi ero scocciata, che per interesse gli chiesi: “ Ma insomma, sta cosa scoppia si o no? E se scoppia, quando scoppia? E che succede se scoppia?” No panic, be quiet! Calma e niente paura. Quando esploderà la stella prima apparirà fulgidissima, poi la sua luminosità si affievolirà, per tornare ai livelli massimi ad un paio di settimane dall’esplosione. A quel punto, per mesi essa sarà ben visibile dalla terra, anche di giorno, ed apparirà grande quasi come la luna.  Sul quando Graham è stato invece reticente, ha detto tutto ed il contrario di tutto. Per lui e molti studiosi è questione di qualche migliaio di anni. Altri invece sostengono che per arrivare all’esplosione occorrerà aspettare qualche milione di anni. Altri ancora sostengono addirittura che l’esplosione sia già avvenuta, e che il bagliore della stessa ci giungerà tra qualche secolo. La scoperta dell’acqua calda: Betelgeuse sta a 640 anni luce da noi, il che significa che se scoppiasse oggi la vampata di luce impiegherebbe esattamente 640 anni a rendersi visibile da noi. Tirando le somme, la risposta è stata che potrà esplodere tra oggi e qualche milione di anni. Ma si può parlare seriamente con questa gente? Pare comunque che quando succederà, sarà uno spettacolo pirotecnico affascinante, le cui uniche ripercussioni sulla terra saranno, eventualmente, disturbi ai collegamenti satellitari. Quindi, se succede domani, per qualche mese niente Sky, niente calcio, niente CSI Miami. Un dubbio m’assale: non è che dietro a Betelgeuse, a tutto quest’ “amba aradam ciccì coccò” ci siano i signori del digitale terrestre per far fuori dal mercato televisivo nazionale Mr Rupert Dylan Murdoch, il loro più temibile competitore? Leghiamo ed imbavagliamo pure Santoro e Travaglio, ma un’occhiatina al nostro beneamato Presidente del Consiglio ogni tanto sarà bene dargliela.

 

Ciao. Caelsius